L’oro, il metallo prezioso per antonomasia, fin dall’antichità è stato considerato un materiale di elevato valore, adatto, oltre alla fabbricazione di monili e gioielli, anche ad essere utilizzato per acquistare beni.
Raro, dalle caratteristiche chimiche e fisiche attraenti, inattaccabile dagli agenti atmosferici e quindi praticamente indistruttibile, fu da sempre considerato uno dei mezzi più sicuri per effettuare pagamenti.
Già cinquecento anni prima di Cristo si pensò di utilizzarlo per coniare monete, fissando quindi, in un certo senso, il suo valore in modo abbastanza certo. Gli storici ci dicono che i primi a fare questa operazione furono i Lidi, che abitavano nella zona dove attualmente esiste la Turchia.
Chiaramente, però, il valore reale di quelle monete, e quindi dell’oro con il quale erano realizzate, non poteva essere uguale per tutti i popoli circostanti. Questa scarsa definizione universale della valutazione dell’oro durò fino ai primi del 1800, quando in Inghilterra si adottò il sistema monetario aureo, chiamato anche “Gold Standard”. Ad una certa quantità di denaro, anche non realizzato in oro, corrispondeva una certa quantità di oro. Questo tipo di approccio fu rapidamente adottato in molti paesi.
Dal 1919, la quotazione ufficiale dell’oro è stabilita due volte il giorno. Alle ore 10.30 e alle 15 (orario di Greenwich), a Londra, il cosiddetto “fixing dell’oro“.
Ma quali sono le variabili che giocano un ruolo nell’andamento del prezzo dell’oro?
In generale, possiamo dire che le quotazioni dell’oro aumentano quando l’economia è in crisi. Nei periodi di scarso sviluppo se non di recessione mondiale, infatti, le prestazioni dei titoli in borsa danno risultati nulli o addirittura negativi. Per questo, gli investitori tendono ad abbandonare quel tipo d’investimento preferendo quello in metalli preziosi come l’oro, che è, per questo motivo, ritenuto un “bene rifugio”. Per la legge della domanda e dell’offerta, ad una maggiore richiesta fa seguito un maggior prezzo, e quindi, in questo caso, ad una maggiore valutazione dell’oro.
Viceversa, se i mercati azionari hanno un trend positivo, avviene il fenomeno opposto. I grandi fondi d’investimento tenderanno a vendere oro e acquistare azioni, determinando così un calo del suo prezzo.
Questi due fenomeni sono stati evidenti anche recentemente. Dal 2001 al 2011 il prezzo dell’oro è stato in costante crescita. Dagli 8.300 dollari al kg del 2001, complici le varie vicissitudini iniziate con l’attentato alle torri gemelle e seguito, nel 2006, dalla crisi dei mutui subprime, si è passati ai 59.000 dollari al kg del Luglio 2011. Poi, da metà 2012, questo clamoroso risultato, non sempre giustificato sul piano teorico e, da molti, visto come un’ennesima bolla speculativa, ha cominciato a manifestare i primi cedimenti. Oggi si assesta attorno ai 40.000 dollari il kg. Questo anche grazie ad una certa stabilizzazione del mercato azionario, sebbene non si possa ancora parlare di una vera e propria ripresa economica solida.
Le instabilità politiche e i conflitti agiscono anch’essi nel senso di promuovere investimenti in un ambito più sicuro, sebbene non direttamente generatore di reddito. Il classico esempio di questo tipo d’investimento riguarda l’oro.
Recentemente, notevole è stato l’impatto delle azioni dei cosiddetti paesi emergenti nei riguardi dell’andamento delle quotazioni dell’oro. La Cina, ma anche Brasile e India, oramai vere e proprie potenze economiche, con i loro acquisti in metalli preziosi contribuiscono, se non ad aumentare, quanto meno a stabilizzare e mantenere alto il livello del prezzo dell’oro.
Anche se per motivi non perfettamente identici, l’andamento del prezzo del petrolio è simile a quello dell’oro, con valutazioni che aumentano in periodi di crisi e di instabilità politiche. Nonostante questo, non si può dire che esista un legame diretto tra il prezzo dell’oro giallo e quello dell’oro nero.
Naturalmente anche l’offerta gioca il suo ruolo. Se, per vari motivi, l’estrazione dell’oro è rallentata, o anche se il costo della sua produzione aumenta, riducendo di fatto la voce relativa all’offerta, il prezzo dell’oro tende a mantenersi stabile o ad aumentare.
Legati al prezzo dell’oro, anche se in misura minore, sono le richieste di tale materia prima da parte dell’industria. Se per la produzione di un determinato bene che ha molto successo sul mercato l’utilizzo dell’oro è indispensabile, le sue quotazioni aumenteranno, anche qui per un discorso legato alla domanda e all’offerta.
Anche l’inflazione può avere un ruolo nell’andamento del prezzo dell’oro. Se è elevata vuol dire che la cartamoneta perde progressivamente valore. In queste condizioni, normalmente, si è portati ad investire in un bene più duraturo quale è visto spesso l’oro, e questo fenomeno tende ad aumentarne il prezzo.
Abbiamo visto quanti e quali possono essere le variabili che incidono sul prezzo dell’oro. Per questo la sua predicibilità è alquanto scarsa: non si può sapere con certezza l’andamento dell’economia, si possono solo fare delle ipotesi che neanche i più dotati economisti sono in grado di prevedere con sufficiente certezza. Il valore dell’oro è e sarà sempre soggetto a fluttuazioni relativamente ampie, anche se, come è stato visto più volte, nel caso in cui una crisi finanziaria, più o meno improvvisamente, arriva, avere una certa parte di risparmi in oro può essere decisamente conveniente.