L’oro è un metallo che in natura è presente in quantità piuttosto ridotta ed è quindi considerato raro. Allo stato puro, questo materiale si presenta come estremamente malleabile e duttile e proprio per questa ragione non può essere utilizzato in forma pura per realizzare i gioielli e i monili che vediamo nelle oreficerie o nei punti vendita di oggetti preziosi. L’oro, infatti, si deformerebbe con grande facilità, potrebbe facilmente graffiarsi e perfino rompersi e garantirebbe una durata del gioiello molto limitata nel tempo. Pensiamo al gesto emblematico dei cercatori d’oro dell’Ovest, in America, che per fare una prima verifica se quello che avevano trovato fosse oro e non semplice pirite, lo schiacciavano tra i denti: sarebbe bastato morderla, infatti, per deformarla, nel caso in cui si fosse effettivamente trattato di una pepita d’oro.
Per rendere l’oro lavorabile e durevole nel tempo, esso viene mescolato ad altri metalli che ne aumentano la durezza e la durata. Questa miscela prende il nome di lega d’oro nella quale l’oro è l’elemento prevalente, con l’aggiunta però di una percentuale di altri elementi che ne determinano anche una variazione di colore. L’oro giallo, ad esempio, è composto di oro con l’aggiunta di rame e argento mentre l’oro bianco è composto di oro, nichel e palladio e, come sappiamo, la differenza nei loro colori è notevole e chiaramente distinguibile.
L’oro giallo
L’oro giallo è quello che risulta senza dubbio più comune in oreficeria, tanto che il giallo è il colore, da sempre, associato simbolicamente all’oro. Come dicevamo, però, i gioielli e gli oggetti preziosi che si vendono in oreficeria non sono composti di solo oro – purezza riservata, in realtà, ai lingotti destinati a oro da investimento – ma di oro misto ad altri metalli ed in particolare, in questo caso, di oro mescolato ad argento e rame. Dobbiamo considerare che se il colore vira dal giallo verso il rosa, o il rosso, per esempio, ciò è dovuto alla presenza in percentuale più o meno elevata di rame, mentre se tende al grigio, è la presenza di argento che ne determina il colore. Quando l’oro puro, ovvero oro a 24 carati, supera il 50%, avremo oro a 14 carati, se esso supera il 75% avremo oro a 18 carati. E’ proprio quest’ultimo il caso più frequente in oreficeria. E’ molto difficile, a meno che non ci si trovi di fronte a occhi esperti, distinguere dal colore queste due carature dell’oro (14 o 18 carati) e non dobbiamo lasciarci trarre in inganno dal colore giallo che non è di per sé indice di purezza o di valore intrinsecamente maggiore.
L’oro bianco
Quando parliamo di oro bianco facciamo riferimento ad un tipo di lega d’oro nella quale la percentuale di argento conferisce al metallo il tipico colore biancastro, molto più simile all’argento che all’oro, a cui è associato il colore giallo. Nella composizione dell’oro bianco entra in gioco una percentuale di oro che può essere a 14 o a 18 carati, con l’aggiunta di nichel e palladio. Dobbiamo sottolineare che l’oro bianco ha conosciuto un grande revival e ha riscontrato un grande favore di pubblico negli ultimi anni, tanto da renderlo molto gradito e molto richiesto anche presso la clientela più giovane, che magari preferisce regalare o ricevere un oggetto prezioso ma meno ovvio dell’oro giallo. L’oro bianco non è affatto meno prezioso di quello di colore giallo, o rosso: ricordiamo che il valore è sempre determinato in base alla percentuale di oro puro che è presente nella lega che compone il gioiello.
Nella maggior parte dei casi, all’interno dell’oro bianco è contenuto oro a 18 carati, quindi con una purezza superiore al 75% mentre il restante 25% può essere composto da nichel, palladio, o argento. La presenza di questi metalli aumenta considerevolmente la durezza della lega e determina la colorazione bianca del gioiello. E’ bene sapere che nell’oro bianco la lega di oro a 14 carati non è così frequente come nell’oro giallo quindi, paradossalmente, un gioiello di oro bianco può essere spesso più prezioso di uno in oro giallo. La lega con oro a 14 carati, nel caso dell’oro bianco, viene utilizzata più frequentemente quando sono presenti pietre che richiedono una lavorazione particolare per la loro incastonatura. In questo caso, il colore vira leggermente al giallo e viene quindi successivamente placcato con il rodio per restituirgli il suo aspetto argenteo.