La fusione dell’oro è una metodica antica
Quando in casa si posseggono rottami aurei, gioielli dismessi o fuori moda e si desidera che questi elementi vengano riciclati, ci si può rivolgere al Banco metalli, che ha la possibilità di fondere l’oro inutilizzato e creare un lingotto.
Il metodo della fusione non è nuovo, infatti, pare già fosse conosciuto nel 4000 a.c., anche se, la prima testimonianza effettivamente riconosciuta risale all’episodio del vitello d’oro.
Questa storia biblica narra, secondo il libro di Esodo, di un’infinità di piccoli monili d’oro che vennero fusi dagli ebrei e da questa fusione nacque il rinomato vitello d’oro.
Anche oggi la fusione dell’oro è una pratica altamente utilizzata, ma naturalmente, si adoperano mezzi di ultima concezione e macchinari all’avanguardia per permettere all’oro vecchio di mostrarsi purificato e privo di qualsiasi residuo.
L’attuale normativa che vige nel settore prevede che una volta che l’oro è stato trattato con il processo di coppellazione, debba essere rigorosamente marchiato dall’azienda che ha effettuato la lavorazione di raffinazione e di separazione da altri materiali giudicati ‘impuri’.
Questa operazione è affidata solo ad Istituti di pregio che hanno ottenuto i dovuti riconoscimenti dalla Banca d’Italia ed il Banco metalli fa parte di questa categoria.
Un cittadino potrebbe voler far fondere il proprio oro per riunirlo in un solo lingotto oppure potrebbe semplicemente voler monetizzare vendendo il suo oro dimesso o inutilizzabile.
In entrambe i casi, il lingotto che si produce dopo questa operazione prima di essere dato al committente o essere messo in vendita da parte dello stesso banco metalli, deve necessariamente essere sottoposto al cosiddetto saggio di coppellazione che non è altro che un sistema atto ad identificare la quantità di oro presente nei preziosi.
Prima della fusione, l’oro deve essere sottoposto ad alcune analisi
L’oro lavorato prima ancora di essere fuso, deve subire dei saggi, che sono degli esami di identificazione che vengono svolti nei laboratori dei Banco metalli.
Esistono varie tipologie di analisi ma quelle più diffuse sono il saggio della tocca, la coppellazione e la spettrometria.
Il saggio della tocca è la metodica più utilizzata ed è la più affidabile, anche se bisogna attribuire l’attendibilità, alla competenza dell’operatore che lo esegue.
Questo è uno dei motivi per cui si consiglia di avvalersi sempre di operatori professionali e competenti come quelli degli affermati Banco metalli.
L’oggetto d’oro viene fatto ‘strisciare’ su un apposito arnese di pietra lavica che viene denominata anche ‘pietra di paragone’.
Dalla traccia che il gioiello lascerà sulla pietra lavica, si ricaverà titolo e caratura dell’oggetto, grazie anche all’ausilio dell’acido nitrico che ha il compito di allontanate i metalli non nobili, dall’oro.
La coppellazione, invece, è un processo più laborioso e invasivo, infatti, il monile da analizzare verrà avvolto in un supporto di piombo e poi introdotto in un crogiolo poroso ed, infine, immesso in un forno con temperatura elevatissima e che tocca i 1000 gradi.
Lo strato di piombo ha il compito di isolare i metalli meno nobili e l’oro puro verrà trattato con dell’acido nitrico e può ritenersi pronto per la fusione.
Con dei particolari rilevatori di raggi X, si applica la spettrometria che identifica meticolosamente la lega aurea.
Come avviene la fusione dei rottami d’oro
Per ottenere un lingotto attraverso il riciclo dell’oro usato, bisogna fondere i preziosi in un ‘crogiolo’ di graffite preziosi.
La fusione avviene introducendo l’oro dismesso in forni a temperatura elevatissima e una volta raggiunti più di 1000 gradi di calore, gli operatori provvederanno ad aggiungere acido borico in modo da agevolare il processo.
Appena l’oro comincia a liquefarsi, il composto andrà mescolato con una bacchetta in graffite ed infine, posto in una staffa preventivamente riscaldata in maniera che l’oro sciolto non subisca alcuno shock termico.
Subito dopo la colata, il liquido viene fatto raffreddare e solidificare ed in quest’ultimo, passaggio, l’oro perderà circa il 5% del suo peso effettivo.
La lavorazione continuerà con la levigatura sulla superficie del lingotto,con una limatrice professionale ed infine, il lingotto verrà immerso in una vasca detta di ‘decantaggio’ per essere ripulito dalle impurità.
Come operazione finale, il lingotto dovrà subire un ultimo passaggio in una vasca con un composto di soda e bicarbonato.
L’elemento sarà pronto dopo un meticoloso risciacquo con dell’acqua demineralizzata e marchiato dall’azienda che ha provveduto a quest’operazione.